Quei pochi che già non lo fanno, scoprano a pagina 24 di CASAfacile di questo mese perché mi ameranno. No, non ho tali manie di grandezza, sto solo citando il titolo della meravigliosa pagina in stile gioco dell’oca che la redazione ha scelto per presentare sulla carta la nuova squadra di blogger! Ed io ci sono pure dentro, mi trovate?
Chi mi conosce da tempo e mi segue su instagram o facebook ormai sa che la mia casa è caos ed evoluzione, spesso estensione del mio magazzino e del mio laboratorio. Si muove da cantiere, a set fotografico, a enorme locale di sgombero. Viverci non è facile, ma è spesso divertente, soprattutto nel leggere le reazioni di chi ci entra la prima volta.
Da qualche giorno c’è una new entry della quale vado particolarmente fiero: un’opera di un’artista livornese (Giancarlo Cocchia, ndr) che da sempre va a toccare corde delle mie emozioni che non si spiegano. Una splendida natura morta invasa di meravigliosi colori che sembra nata per stare lì, al posto di quell’orribile buco nero che è la televisione nelle nostre case. Io me ne sono orgogliosamente liberato da qualche anno ed al suo posto ormai c’è pura arte…
Mi piacerebbe sapere le vostre reazioni, Giancarlo si ama (in pochi) o si odia (ahimè, i più)
Se avete letto la mia presentazione saprete che il mare ricopre un ruolo fondametale nella mia vita. C’è una scena nel film “La prima cosa bella” di Paolo Virzì che mi colpì sin dalla prima visione: la ragazza del coprotagonista (Valerio Mastandrea) esce dalla (bellissima?) stazione in stile liberty di Livorno ed esclama “Che bello, si sente l’odore del mare!”. Mi sembrò una forzatura cinematografica: io l’odore di mare fino alla stazione, laggiù, in fondo a viale Carducci, non mi sembrava di averlo mai sentito. Poi qualche anno dopo mi sono trovato a viaggiare un paio di mesi in giro per il mondo fra l’entroterra Brasiliano, l’East Coast statunitense, l’Europa. Al rientro il mio aereo atterrò a Firenze ed il mio ritorno in città avvenne proprio col treno. Uscito dalla stazione la sopresa: l’odore di salmastro spalancò prepotente i miei polmoni! Lì la realizzazione: da queste parti siamo sale, siamo mare. E le anime sono fatte di vento, i capelli di onde. Tanto da non sentire neanche più quell’odore, essendone fatti della stessa sostanza!
Quindi direi che è il caso di interrompere questa fase jungle (ogni tanto però continuerò a farvi sentire il canto allegro dei pappagalli!) per aprirci al mese del mare! Lo faccio in maniera graduale, con queste graziosissime innumerevoli, seggiolette tipiche da osteria anni ’50, che, ricevuta carta bianca dalla proprietaria, ho deciso di decorare ispirandomi a delle vecchie cabine scrostate dal sole e dal sale. Ma senza abusare da subito del classico azzurro che ci si aspetta: un verde menta, leggero, che resiste sul bianco e sul legno che da sotto riaffiorano. Ce lo vedete un vecchio pescatore seduto sopra, appoggiato su uno scoglio in riva al mare, in un improbabile equilibrio con una zampa che neanche tocca a terra, intento a ricucire le reti?
Ebbene sì, la mia vita non è fatta solo di stoffe jungle e mani di vernice: ogni tanto capita di dover accarezzare e prendersi cura di un bel legno di cento anni fa! Come quello di questa panchetta, che richiedeva un piccolo aggiornamento. Il restauro dei mobili d’epoca è senz’altro un lavoro più impegnativo, ma in quanto tale riserva sempre piacevolissime sorprese! Che ve ne pare?
Un regalo così inaspettato… tanto che è stato il mio compagno di avventura Giacomo (benedetto il suo furgone scassato!) quel giorno a notarla! Sono trascorsi i tempi in cui ogni volta che passavo accanto ad una batteria di cassonetti gettavo l’occhio. Eppure le sorprese sono sempre in agguato: mai avrei pensato a metà del 2018 di trovare qualcuno che si sbarazzasse in questo modo di un pezzo così superbamente danishmidcentury!
È bastato restaurare (ma proprio poco!) il legno e sostituire la tappezzeria: niente tarli, nessun incollaggio logoro… solo un briciolo di lavoro, tanto divertimento ed un sacco di soddisfazione!
Ieri sera sfogliavo una rivista di business & lifestyle (o che roba eh?!) dalla grafica estremamente accattivante e dalla fotografia sublime. Così dopocena ho deciso (visto che il sole rovente del mare ne aveva completamente sciolto la rilegatura) di salvare alcune pagine a fini (ma va’!) decorativi.
Una poi aveva dell’incredibile: verde praticamente identico alla datatissima parete del mio disimpegno della zona notte, che aspetta già da un paio di mesi di essere sostituito con toni decisamenti più in linea col momento. Così in attesa di compiere l’incompiuta ho deciso di appenderla lì e di postarne la foto su instagram con la caption “La bella notizia è che…”
E incredibile nell’incredibile arriva di lì a poche ore una story sulla pagina instagram di CasaFacile che mi chiama ad una nuova avventura nella squadra dei Blogger CF style!
Se vi dico solamente che il verde della parete è ispirato ad una casa di copertina (della quale non ricordo granchè a parte Mario, il cane che la abitava insieme al padrone) pubblicata nel 2011 sulla sopra citata rivista, comprenderete che fra me e questa testata un qualche bel legame c’è e dura negli anni!
E allora fatemi andare ad aggiornare un po’ di profili e bio etc…etc… nel frattempo mi do un po’ di arie:
ph Alessio Morganti
Grazie Cari! Grazie Giusi! Grazie Sara, Barbara & co.!!
E allora partiamo… con queste seggiolette anni ’50 che avevo lì da così tanti anni! Prese ormai da quasi 10 in quel di Gambarotta (qualcuno si ricorderà la storia), le avevo portate con me di trasloco in trasloco in attesa che arrivasse per loro la giusta ispirazione! E alla luce del risultato odierno sono davvero felice di aver atteso così tanto!
Oltre all’origine gambarottiana, queste sedie sono anche fra i pochi sopravvissuti dell’alluvione livornese del 10 settembre 2017…e ciò le rende ancora più speciali. Si è instaurato con quei giorni (settimane, ma anche mesi, che ancora non sono finiti) una sorta di legame al pari del perverso sentimento che lega l’oppresso al suo aguzzino….ma eviterei di scadere nel pesante di lunedì mattina!
Sei splendide seggiolette in tubolare di ferro verniciato nero, con seduta e schienale imbottito e foderato in pelle sintetica; segnate nella vernice dall’umidità della montagna e sulla seduta da un’epoca in cui si fumava ovunque, lasciando cadere cenere incandescente e mozziconi su ogni cosa.
Le ho portate nella jungla (del mio nuovo laboratorio in quel di Chianni)… E ne è uscito qualcosa che, a mio avviso, riempie le pupille di gioia!
Concedetemi una piccola parentesi, perché tutto è iniziato da qui diversi anni fa e un giro nel mio acerbo mondo fatto di sogni e redesign merita ancora la vostra attenzione! Ah, quanti bei ricordi, quante avventure e quanti vecchi amici!
Qualche settimana fa, in un’improbabile tavolata del sabato sera di quelle che si generano a causa della totale assenza di spazio fra un tavolo e l’altro, un tipo esponeva con seria drammaticità la profonda evidenza del fatto che da ormai più di 30 anni gli anni ’80 continuano ad imperare.
“Non ne siamo ancora usciti!”, e lo diceva con una tale gravità, come se davvero il problema più grande a quella mensa non fosse invece il suo improponibile taglio di capelli o il fatto che il suo aspetto si avvicinasse a quello di un uomo in dimissioni da una lunga degenza al centro elioterapico, di quelle che usavano 60 anni fa.
Mah…
A me in realtà “gli anni ’80” pare di averli ampiamente schifati fino a quando, lo scorso anno, qualche anima pia ha deciso di farci nuovamente dono di foglie di monstera, pappagalli, palme e tucani!
Così avrei deciso, se incontro il vostro consenso, di dedicare questo fine primavera a raccontarvi di qualche mobiletto che ho rivestito in tinte jungle…. io, al momento, sono completamente invischiato in questo trip!!!
Adoro!
ph Alessio Morganti
E credo che questa idea di postare al lunedì mi convince molto… perché il lunedì segna un nuovo inizio, in barba al tempo ciclico e all’angoscia esistenziale! E allora stay tuned! (ah come sono anni ’90!)