Tempo di zucche… ma io, si sa, sono un tipo di mare! E allora online su CasaFacile trovate il mio post su delle simpatiche zucche ornamentali che si credevano tante piccole boe!
Tempo di zucche… ma io, si sa, sono un tipo di mare! E allora online su CasaFacile trovate il mio post su delle simpatiche zucche ornamentali che si credevano tante piccole boe!
Sapete chi è Mark Rothko?
Vedete qualcosa di interessante in questo dettaglio?
Volete vedere l’insieme e saperne di più?
E allora subito su CasaFacile!
Ho scritto un post per CasaFacile.
E lo trovate proprio qui! Vi racconto della mia simpaticissimissima linea Bauhaus e della malsana idea che ho avuto di ispirarmi all’arte (ma che vuol dire?!?) per il mio percorso di articoli (esagerato!) per il sito web della meravigliosa rivista Mondadori!
No dai, io non credo. A me piacciono. E adoro la tecnica scrapwood, come avrete capito! Da sempre accantono scarti di legno, tagli non utilizzabili, parti di mobili smontati. E ogni tanto mi diverto ad assemblarli per creare piccoli arredi, come questi sgabelli bananosi!
Ieri su facebook avevo promesso di raccontarvi la loro storia passata, presente e futura. Beh, eccola qui. Il passato è glorioso: questi due sgabelli sono interamente fatti del primo nucleo di scarti di legno che colleziono da circa dieci anni, se non di più. Una letterale e magica catasta di legno, che cresce inspiegabilmente ogni volta che vi attingo! Ma ciò che rende ancora più carica di sentimento la loro storia è che il legno in questione è stato salvato dall’onda di fango che ha attraversato Livorno la notte fra il 9 ed il 10 settembre del 2017, portandosi dietro morte e devastazione, oltre ad un sacco di miei mobili. Il loro presente è un po’ meno interessante: stanno asciugando per un paio di giorni nel mezzo al mio soggiorno, perché se posso darvi un consiglio, nonostante i tempi di essiccazione dichiarati sulle latte, a qualsiasi tipo di vernice una settimanetta di riposo prima dell’uso intenso fa sempre mooolto bene. Infine il loro intrigantissimo futuro: sono destinati ad una misteriosa mansarda, della quale trovate qualche accenno nelle mie stories in evidenza su instagram e che spero di potervi mostrare presto!
Beh, no, non proprio.
Diciamo che ho dato un contributo per una meravigliosa causa fatta di arte, storia e passione!
Chi mi segue dai tempi del vecchio, vecchissimo blog, si ricorderà che avevo raccontato la storia di questo pittore locale (Livorno, Toscana, Italy) che mi aveva folgorato sulla via del colore con la sua opera pittorica nella splendida chiesa anni ’60 del mio quartiere.
Senza raccontarvi di nuovo come è nata questa storia (andate a leggerla qui!), vi dico solamente che dopo anni di lavoro e lenta sensibilizzazione, fra conferenze, inaugurazioni di centri studi ed alluvioni che hanno distrutto ogni cosa, è finalmente nato lui: un libellum che racconta un pezzetto di questo grande uomo, il maestro Giancarlo Cocchia.
E adesso vado ad elencarvi perché, vicini e ontani, dovreste richiedermene una copia al modico prezzo di copertina di 8euro:
Ma dico…. non è bellissimo???
Influencer di tutto il mondo, avete detto ottone?!
Eccovi serviti! Questa primavera, nel boom del Marketplace di Facebook, durante il quale tutti gli italiani si erano trasformati in abili mercanti di vintage e dintorni, ho concluso questo affare d’oro. Il testo citava una generica “sedia in ferro battuto”. Il prezzo era dei più ridicoli. Fingendomi l’ultimo dei deficienti ho portato a casa questa splendida chiavarina in ottone, produzione degli anni ’60, design originale di Giuseppe Gaetano Descalzi.
Qualche litro di sidol più tardi e con una nuova tappezzeria in velluto ottanio ecco ritrovata la meraviglia:
Menzione speciale per la trashissima Madonna retroilluminata su velluto rosso e bordino in ottone. Mentre per la sedia potete fare la vostra offerta, su quest’ultima no, non avete speranza di poterla avere!
Per quanti come me soffrono in maniera devastante il cambio di stagione in genere e ancor di più gestiscono in maniera traumatica il rientro a lavoro post vacanze estive.
Per quanti diversamente da me sono pure costretti a tornare a chiudersi dentro un ufficio per la maggior parte del loro tempo.
Per quanti come me odiano le sedie in plasticone nero e rotelle e mai e poi mai sacrificherebbero lo stile in favore dell’ergonomia.
Ma per quanti diversamente da me devono posare le terga per 8 ore al giorno sulla stessa seduta e sono quindi costretti a farlo… eccovi una possibile risposta al problema.
Lunedì scorso ho pomiciato con due chioccioloni giganti. Giganti e spudoratamente fucsia!
Ebbene sì, avrei dovuto iniziare questo post in mille altri modi e fra un po’ ve li elenco, ma a distanza di sette giorni sono ancora elettrizzato dalla montagna di resinoso affetto fucsia che queste due signorine avevano da elargire, così mastodontiche e leggiadre, sul prato di Palazzo Mondadori.
E ora ripartiamo come si deve.
Lunedì scorso sono stato schiaffeggiato dalla disarmante, metafisica bellezza di palazzo Niemeyer, meravigliosa opera di ultraterrena grazia, che da più di 40 anni si erge alle porte di Milano, ogni giorno come se fosse appena apparso dal nulla. Un’opera che genera luce, che dilata lo spazio. Un’opera che si alza a dogana dei venti, quasi che le masse d’aria debbano chinare il capo e fluire composte attraverso i suoi archi. Un’opera che ti fa sentire inaduegato ma spronato. E soprattutto grato.
Lunedì scorso sono stato abbracciato da un calore che viene da lontano. Un affetto decennale a cui è bastata una frazione di secondo per ritornare nitido alla mente. L’affetto sincero di amici che non sai neanche come hai fatto a meritarti. Giusi Silighini, il mitico vulcano creativo, colei che in un gesto è accoglienza e Casa, in una domanda è dolcezza e attenzione e in uno sguardo è genialità e passione: ti prepara una guacamole estemporanea e, mentre riesce a dimostrarti con una semplice domanda che ha estremamente a fuoco tutta la tua vita degli ultimi cinque anni, sta già avendo una visione sulla prossima tendenza grazie al radicchio rosa di Verona che sta affettando. Sara Sironi, che se hai una domanda lei la sa… ma non la risposta, lei sa la domanda che hai in mente, e mentre tu cerchi di formularla, lei ti ha già inviato una mail con la soluzione ed un reminder via whatsapp. E poi Giovanna Caggiula, always impeccabile, sempiterna come se fosse membro della famiglia Cullen, che è inutile che ce lo nascondiamo, se la Mondadori è ancora sul mercato è solo grazie alla sua innata dote di essere sempre sul pezzo. E un sacco di altri che non posso citare senza sforare le 1000 parole, ma tutte persone che, rieccoci, ti fanno sentire pienamente grato.
Lunedì scorso ho abbracciato la Vale, sorellona (mi ci commuovo anche ora, belandi!). Lunedì scorso ho incontrato per la prima volta Laura Anna, ma quasi l’avrei salutata come se fosse la mia vicina, tanti sono gli anni che ci vediamo e parliamo quotidianamente… E ho conosciuto un esercito di ragazze (e ragazzo!) così appassionati e capaci e vivi e motivati, ammirevoli, esemplari, di ispirazione. Tutta una roba che, davvero, mi son sentito di un grato!
E poi Lunedì scorso ho rivisto la Barbara, che Santi Numi, ma come farà mai ad essere così capace, chiara, ganza?! Un’energia contagiosa, una semplicità assurda nel traghettarti verso lidi sconosciuti. Anche lei ogni enne anni la ritrovo sempre lì, con un microfono in mano a domare leoni affamati senza frusta e senza bisogno di alzare la voce! Gratitudine? A mille!
Insomma, lunedì scorso sono stato in Mondadori, ho visitato la redazione di CasaFacile, ho partecipato ad una giornata di formazione Blogger CasaFacile style (tipo me, ve l’ho detto?!), ho ascoltato come nasce il giornale, mi sono sentito figo tra i fighi e… ne voglio ancora!
E ora so anche che avrei potuto finire questo post in mille altri modi differenti: ma c’è un’immagine con la quale la Mondadori mi ha voluto salutare e che non posso non lasciare qui, come l’ultimo pensiero che si fa prima di andare a dormire: uscito dalla guardiola, con il solicchio che cominciava a virare al giallo scuro, nell’aiuola fiorita davanti a palazzo Niemeyer, zompettava un adorabile leprottino, che a quantità di affetto non aveva nulla da invidiare alle ginormiche chiocciolone con le quali tutto questo è iniziato!
Buonanotte!
Siate buoni, pieni di bene e soprattutto…GRATI!
E questo weekend ce lo siamo decisamente fatto (il mare), con un breve intermezzo al mega concerto di Loredana Berté a Livorno sabato sera. So che avevamo in realtà detto mobili ispirati al mare…. ma come fa uno a fare mobili se prima, appunto, non si ispira?
Quindi ieri ed oggi siamo rimasti in zona, nel tratto di scogliera rocciosa subito a sud della città di Livorno. Siamo a pochissimi km dal centro e dal porrto, ma le acque sono cristalline, la natura selvaggia ed alcune discese ancora sono sfuggite alle masse (per questo non vi darò assolutamente indicazioni per raggiungerle!)
La mania jungle ancora mi pervade. Ho comprato questi piatti Villa d’Este Home Tivoli dicendomi che questa volta li avrei usati quotidianamente perché si vive una volta sola. Ho già verniciato una piattaia (sopravvissuta all’alluvione) e li ho esposti in cucina. Fine del buon proposito e fine della storia.